Dall’ultimo piano del Nuovo Municipio si riconosce oltre le linea dell’edificio la cima dell’abete piantato davanti all’aula consiliare. Si riconosce sullo sfondo dei monti Tifata e dell’orlo superiore della cava dove Toni Servillo affronta indifferente la liberazione della morte nelle ultime scene delle “Conseguenze dell’amore”, si rintraccia tra i tetti di vecchie tegole rappezzati con la lamiera e i parapetti dei terrazzi divorati dall’umidità e ingombri di antenne e parabole nel vecchio centro di San Prisco.
Allora il tempo si ricongiunge e diventa storia. Ogni storia si svolge per paragrafi, capitoli, parti, come un romanzo e come in un romanzo c’è un punto, un’accensione, un accento, uno scarto che ne rende il percorso unico e riconoscibile. Nel 1999, due anni dopo l’incipit, gli amministratori chiedevano l’abbattimento dell’albero; invece ci siamo battuti per la sua “cura” e l’albero davanti all’aula è diventato un “segno” del progetto. In dodici anni di lavoro si sono succedute diverse committenze portatrici di scenari urbani diversi, con una molteplicità di scelte e ripensamenti divenute una fila di cause ed effetti che hanno orientato direzioni e meta del percorso.
Ci sono nel racconto i vuoti delle cose non fatte o sottratte al progetto unitario. Il disegno generale prevedeva il nuovo edificio dell’Aula Consiliare e il recupero della vecchia sede con i necessari ampliamenti e modifiche, connessi dal sistema di piazzetta, parcheggio e nuova strada di collegamento tra le parti e tra i diversi brani di città. La piazzetta è stata realizzata dall’amministrazione comunale al di fuori del progetto generale, pur approvato, e con tecnici propri, la strada e il parcheggio sono stati realizzati con fondi esigui. Tuttavia in questi anni il progetto ha lottato per difendere e perseguire l’intento della “cura” delle fratture della città degli edifici e della natura. Nell’edificio recuperato e ampliato (completamento) l’uso di materiali “duri”, l’articolazione del nuovo sul preesistente urbano ed edilizio, una certa “solidità” dell’immagine, la ricerca di una qualità formale nell’essenzialità e nel “basso costo”, una voluta indifferenza alla “gradevolezza” sono i vocaboli del progetto. Resta l’impronta di un pezzo di città che l’intervento ha modificato.
Crediti:
con Vargas Associati (Davide Vargas, Luciano Palmiero)
Collaboratori: Angela Pellecchia, Giancarla Verolla