Niente è tutto (un verso di Mark Strand)
Lo specchio non riflette ma contiene.
Ed è cielo azzurro o bistro, alberi e filamenti, terra bruna e acque. Il vento che spazza via. Una luna che imbianca. L’alba. La soglia del giorno. Praticamente il mondo. Vi plana dentro.
Trascende la sua funzione e diventa immagine aperta e mutevole di una totalità. Qui al centro. La puoi toccare. Una sola volta e svanisce. Come i sogni quando tornano a casa.
Contraddizione della sua essenza e dell’impossibilità.
I fiori di plastica e i lumini colorati. Luci ed ombre. E le prefiche nere. I pianti secchi. I profumi della cera.
Dualità tra dentro e fuori. Vita e morte. Realtà e rappresentazione.
L’infinito e l’incomprensibile abisso del nulla.
Installato sulla cima del mondo, nell’alba sulla soglia del giorno, è immagine dell’universo. E del suo mago. Raccoglie il bisogno di esprimere [ rappresentare ] il silenzio interiore. Che è la zona dove ci si ricongiunge con se stessi, il proprio pensiero, le presenze antiche della propria mitologia personale.
L’essenzialità dei materiali e delle forme è una lingua che parlano tutti.