Tutti tradiscono tutti. Accade inevitabilmente perché nessuno si fida di nessuno. James Ellroy fa muovere in questa trama uomini delle istituzioni sulle note jazz di Perfidia. Poliziotti, politici, attori e attrici, tutto un mazzo di gente corrotta e ambiziosa. Don Winslow costruisce una stessa trama con i narcotrafficanti del Cartello. C’è anche un poliziotto che combatte i trafficanti. Sta dalla parte giusta. Ma ha tanto odio in corpo che ammazza e tortura allo stesso modo. Non ci sono mezze misure. Ognuno da qualunque parte stia segue solo l’ossessione lucida del proprio interesse e potere. Alla fine i due libri disegnano un affresco della parte più nera dell’America. Una storia riscritta da un punto di vista senza illusioni. Dove l’intreccio tra menzogna e verità, ferocia e aspirazioni paradossalmente si dipana. Resta solo il tradimento morale della menzogna e della violenza. Per fare questo devi distruggere ogni appagante immagine storica precostituita. Demolire i miti. Viene il dubbio che sia l’unica storia reale.
Un ultima nota sul linguaggio. Secco. Incalzante. Serrato. Costruito su dialoghi fulminanti e rapidi. Uno spettacolo.
James Hadley Chase è inglese ma si ispira ai grandi americani. Da Faulkner a Hemingway fino ai grandi del noir Chandler, Cain e altri. Eva è una storia di perdizione. Un uomo mediocre diventa scrittore di successo con l’inganno. Poi incontra una donna e scende agli inferi. Eva è una prostituta ma è anche un personaggio memorabile della letteratura. È sfuggente. Non si lascia imbrigliare. Lo prende per mano e lo annienta. Si muove nella vita e nelle relazioni con un piglio da primitiva. Troppo per una nullità come Clive. Al cinema ha avuto il volto di Jeanne Moreau. Il finale è tragico come l’uomo.
Philipp Meyer è l’autore de Il figlio. Tanto basta. Ma questo Ruggine Americana uscito precedentemente è all’altezza del suo capolavoro. Ci sono eventi che segnano la vita delle persone. Se si è giovani i segni restano per sempre. Ma nelle storie entrano anche uomini e donne che sono padri e madri di questi giovani. O amanti delle madri. Sono questi uomini che conducono la storia verso un lieto fine. Ma di un tipo particolare. Con una vena ineliminabile di colpa. Come a dire che non ci può essere lieto fine senza pagare un prezzo che a volte è pesante come tutte le montagne del mondo. Meyer racconta il cuore profondo dell’America. Racconta le amicizie. E l’amore. Che ha un tono dolente e al tempo stesso estremo se scorre tra uomini e donne privati della speranza.
Alla domanda di un giornalista se il fatto di aver abbandonato la scuola a 16 anni lo avesse aiutato a diventare uno scrittore, Philipp Meyer non ha avuto la minima esitazione a rispondere: «è stato il fattore decisivo, solo così ho potuto soddisfare le mie curiosità»
Un uomo da marciapiede di James Leo Herlihy è bello come il film.