Ogni volta che leggo racconti (soprattutto quando ne sono molti di seguito) mi resta una sensazione nitida delle atmosfere, dei temi, dei personaggi, ma le storie le perdo. Si confondono. Si intrecciano. Per dirla semplice: non me li ricordo.
Non so se capita a tutti. Allora i racconti di Hanif Kureishi mi hanno suggerito un gioco. I cinque racconti che negli anni di letture mi hanno colpito tanto da ricordarmeli. Devo rispondere di botto. È come quando qualcuno chiede il proprio scrittore preferito. Io di botto dico Faulkner, ma se ho anche un attimo per pensarci allora non so più rispondere. Ce ne sono così tanti insediati nella mitologia personale di ognuno.
Tornando ai racconti, vediamo (come mi vengono in mente e senza andare a cercare i libri).
I sicari di Hemingway. Mi ricordo una storia di ineluttabilità. Gente che deve morire e altri che devono ammazzare senza che mai venga svelata una ragione. E senza dire troppe parole. Né fare troppe cose. Così tutto resta sospeso in uno spazio irraggiungibile. E immodificabile.
Oh gioventù e bellezza di John Cheever. La storia di un quarantenne (ex atleta mi pare) che ad ogni festa si esibisce in una solitaria corsa ad ostacoli. I mobili della stanza vengono schierati. Parte un colpo di pistola e lui comincia a saltare. Fino a un tragico finale. La sensazione che non ci possa essere sorte diversa se non la propria. Scritta da qualche parte.
Insalata all’acqua di Aldo Buzzi. Il libro è L’uovo alla kok ed è un ricettario (poetico). E dice che nell’insalata va lasciata un po’ d’acqua come facevano le nostre nonne che non avevano le centrifughe. Aldo Buzzi è stato uno scrittore molto schivo. E anche architetto.
Uno di Sam Shepard. Stranieri. Un racconto brevissimo. Mi ricordo questa descrizione minuziosa di un posto dove le mosche si attaccano. E mi sembrava che le parole fossero muri e ci stavi dentro. Con gli odori e lo schifo. E poi la copertina, l’autore con uno stetson in testa e i jeans. Roba americana.
Miguilim di Joao Guimaraes Rosa. Bellissimo. La storia di un bambino del sertao che si salva. Guardando la realtà. Ma c’è bisogno di qualcuno che gliela porga. Sotto forma di occhiali. Tutto qui.
E Carver, Munro, Buzzati, Trevor e tanti altri? Un gioco, appunto.