Paradise sky è un omaggio al genere western. Viene subito di pensare ai film di una volta. Ante Sergio Leone, per intenderci. Il primo John Wayne di Ombre rosse o il cinico James Stewart de Il grande sentiero. E tanti altri. Ma forse anche prima, i tempi muti di Tom Mix, il cowboy buono e infallibile. Joe Lansdale racconta la storia di Nat Love, un pistolero nero che prima cerca di scampare a un marito offeso e poi persegue la propria vendetta attraversando tutto il campionario del genere: duelli, sparatorie, torture, indiani, sceriffi e banditi. Dentro un paesaggio altrettanto canonico: montagne fiumi e praterie, città polverose e infestate dai topi, recinti che fanno da ricovero a mandrie e cavalli, saloon e bordelli. Lo stile della scrittura in certi passaggi sembra ingenuo ed è proprio lì che tornano alla mente i meccanismi narrativi semplici e netti del genere agli albori.
Nat Love è un personaggio realmente esistito. E nel libro incontra e percorre tratti di storia e di mito intrecciando le proprie avventure con altri personaggi leggendari, da Wild Bill Hickok a Calamity Jane. Solo che Nat è nero e tutto è più difficile. Così Nat Love, nero determinato giusto abilissimo tiratore, diventa il simbolo dello spirito dell’America dove, dai pionieri ad oggi, chiunque alla fine sceglie sempre e comunque di mettersi in viaggio fino a spingersi oltre le frontiere.
Il western è un’epopea a più voci. Ci sono dei numeri di Tex (593-595) dove l’altrettanto infallibile ranger indaga sulla morte di Wild Bill Hickok.