Amore e ostacoli di Aleksandar Hemon è un libro sulla poesia. Perciò mi è piaciuto malgrado una caduta (per me ovviamente) nei racconti centrali. Hemon è nato a Sarajevo e vive a Chicago. Due città simbolo. A Sarajevo sono iniziate la prima e le ultime guerre del novecento. A Chicago gente come Louis Sullivan o William Le Baron Jenney costruiscono la tecnica per disegnare la moderna metropoli americana. Il protagonista del libro è un giovane esule e sradicato che legge Rimbaud. Che porta i segni della violenza dai Balcani. Che fa il proprio viaggio di iniziazione verso la scrittura. Attraversa tutti i racconti e ne tira le file. Cresce. Si americanizza. Fuma erba. Cerca di fare sesso. Scrive. Si afferma. Stabilisce rapporti. Che poi gli sfuggono di mano come l’acqua che scorre via. Ma inaspettata un grumo di violenza irrompe sempre. Una specie di destino incollato addosso. Nel momento più delicato della formazione (i primi racconti) quando la violenza è più dura, il giovane bosniaco ha la propria personalissima armatura poetica. Con essa ridisegna il mondo e lo rende vivibile. E la poesia diventa il percorso alla definizione di una dolorosa identità. Il terreno comune per superare la lacerazione della solitudine. Come sempre la poesia.
Un poeta è tutt’uno con tutto, – disse, – Sei dappertutto, quindi non sei mai solo
amore e ostacoli
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