Questo libro di Aldo Nove è quanto di più distante possibile dal tipo di narrativa che mi piace. Io preferisco le STORIE e che siano raccontate attraverso dialoghi e avvenimenti. Show, don’t tell, per inetenderci. Ma di Anteprima mondiale ho sentito parlare da qualcuno che in genere ne capisce e poi Aldo Nove sta su fb e spesso ne apprezzo i post. Allora l’ho letto. Oscillando a lungo tra il mi piace e il non mi piace. Poi il libro ha avuto uno scatto e ha vinto il mi piace. È intelligente prima di tutto. Di quella intelligenza veloce che sa cogliere il lato oscuro delle cose. Corrosivo. Brillante. Intuitivo. Mai banale. Contro. Ironico. Inquietante. Paradossale. Profondo. Impietoso. Disgustoso quando occorre.
È il racconto del presente. Ma visto da un punto di vista defilato. Che ne sa cogliere la cifra volgare e vacua. Tragica e superficiale. Con una specie di compassione di fondo che è ancora peggio. Perché annulla ogni speranza.
Ah, l’ho preso anche perché nella quarta di copertina c’è scritto: “C’è in giro moltissima realtà. Ovunque ti giri c’è realtà! A destra, a sinistra ce n’è. Ce n’è a bizzeffe, non sai più dove voltarti”. Io in genere scrivo Realtà con la maiuscola. Come un totem. E penso [o pensavo] anche che ognuno di noi è costruttore di Realtà. Proprio tutto un altro atteggiamento
Per questo non potevo perdere questo libro.