Dalisi è il progettista della torre di Ponticelli. Ne abbiamo parlato. Mi ha raccontato quello che sta facendo con i bambini di Scampia. Che è quello che fa da una vita. Cioè dare ai ragazzi delle periferie carta matite pezzi di legno spaghi e trasformare così tutta l’aggressività dei luoghi e delle persone in creatività. Dai tempi del rione Traiano. Anni 70. Mi dice che le Vele sono l’inferno. Lo spazio centrale è buio e opprimente. Vi piove acqua e calcinacci. Di tutto. Ed è lì che sta fondando un museo dei bambini. Con l’aiuto di ex carcerati. Persone intelligenti, dice. Io penso ad una specie di preparazione. Mi spiego. È come se Dalisi si fosse assunto il compito di raggiungere consapevolezze e possedere linguaggi “prima” di ogni nuovo inizio. E mi pare l’unico modo per avviare una costruzione seria. Mi dice che va lì e fa disegnare ai bambini una sedia. Una casa. Un bambino stesso. Una bicicletta. Di tutto. E i bambini producono e raccontano. Una dice: ho paura di diventare cattiva. Dice che lo hanno anche sfidato: e ora facci vedere tu che sai fare. I disegni diventano sculture. Il museo dei bambini questo ospiterà. Mi descrive il posto. Una stanza di fianco all’inferno. All’ingresso del parco. Quello da cui nella fiction si domina il profilo delle Vele. Tutto volontariato per ora. Mi dice che ha portato l’esperienza di Scampia in Cina. Che ha fatto disegnare anche i ragazzi cinesi. Non so, io penso ad un filo che lega esperienze diverse. Mi chiedo cosa c’è in comune. Quale significato. Penso alla libertà. Quella del gesto che libera le energie creative. L’unica strada per l’emancipazione. Penso anche a Gomorra. Che è una parte della realtà. Ma è l’unica che fa audience. Anni fa per “d’Architettura” ho fatto un’intervista ad Antonella Cilento, Peppe Servillo e Luigi Spina. L’ho intitolata: viaggio tra le voci di Gomorra. Raccontare il degrado ha un senso. Significa resistere. Ma senza tacere le voci di chi ha questo territorio a cuore. E se ne prende cura. Voci potenti. In grado non dico di scardinare il sistema ma almeno di metterne in crisi la protervia. Riccardo continua a raccontare ed ha gli occhi lucidi.