Casa autocostruita

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Ho fatto un progetto per due cari amici. Il ridisegno degli interni di una vecchia casa all’ultimo piano di un edificio del centro antico. Tipologia classica: stanze una dietro l’altra; affacci sul ballatoio; sottotetto alto e praticabile. Lui fa il fotografo. Lei lo segue criticamente. E lo tiene sul pezzo. Grande impegno. I lavori si sono fermati presto. Per l’unico motivo che fa fermare inesorabilmente ogni lavoro. Ma i due amici sono tenaci. Hanno ridotto il tiro. A cantiere chiuso [e forse procedendo non del tutto nel rispetto delle regole] hanno spicconato rimosso riggiole [poi numerate e catalogate] scartavetrato rappezzato levigato saldato segato tinteggiato…Un piccolo pezzo di casa. Ma un angolo di personalissimo ambiente umano. Uno spazio bianco come i fogli di un quaderno. In un angolo del soffitto restano a vista i resti di un antico affresco. Ci sono stato oggi e del mio progetto non c’è quasi più traccia. Ma non importa. Ho pensato che può essere una strada. Il progetto di una casa autocostruita. Da pensare così. Soluzioni semplici. Alla portata di una manualità media. Soluzioni flessibili. Da modellare sulle disponibilità. Con costi possibili. Riusando i materiali rimossi. Sulla base di nuove norme. Una specie di costruzione continua. Ognuno costruisce qualcosa per sé. Non ci sono gli infissi. E per ora non se ne parla. Ma un telo bianco ben fissato tiene lontano il vento e la polvere. Le cose sono solide. Oggi c’era solo lui. Con addosso una tuta larga e uno schizzo di intonaco sul labbro. I due amici sono tenaci e hanno un sentimento. Una specie di stella polare che orienta il viaggio. E ne alimenta la spinta. Senza non c’è niente da fare. Sulla strada una leggera pioggia stende un velo lucido sui basoli che vanno fino alle pietre bianche dell’Anfiteatro. Dove i pini trattengono i fremiti degli uccelli. Anche Gabo la mattina indossava la tuta e cominciava a scrivere.

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Un commento

  1. Carissimo Davide…forse l’unica via possibile? a queste latitudini…per questi territori ormai ai margini…che senso ha progettare, fotografare, scrivere, immaginare…qui, proprio qui! Che ossessione essere circondati dalla storia e non riuscire ad intravedere un futuro affascinante, dinamico, stimolante…il perimetro delle nostre vite è troppo serrato, chiuso, imprigionato dalla DECADENZA degli esseri che abitano la nostra stessa terra…tu parli di uccelli intrappolati dagli alberi che coronano lo spazio antistante l’anfiteatro…io vedo improbabili parcheggiatori (abusivi) che bloccano macchine di turisti di Padova Vicenza Torino comunicando con loro in una lingua incomprensibile anche per me che sono nato qui, davanti ad uno dei monumenti più importanti che abbiamo…la reggia…mamme con bambini in braccio che svuotano dai finestrini delle loro auto ferme nel traffico ceneriere piene di mozziconi, gettando per terra buste di patatine ormai svuotate dalla voracità dei loro pargoli…macchine parcheggiate in corrispondenza dei sali scendi preposti all’accesso ai marciapiedi (dove non ci sono le strisce blu) per disabili, mamme (forse le stesse delle ceneriere) con carrozzine, biciclette…forse l’unica via possibile sarà l’AUTODISTRUZIONE…per poi tornare ad AUTOCOSTRUIRE un futuro migliore…un caro saluto

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