Entr’acte_via S.Agnese 19R_GENOVA_dal 29.03.2017 al 21.04.2017
Il mio testo dal catalogo pieghevole:
La casa prende nome
Mentre scorro sul sito di Brunetto de Batté le immagini delle sue case dedicate [2008] mi accorgo che quello che realmente scorre è la narrazione di una geografia culturale raffinata e ricercata. La propria personale mitologia di architetti, scrittori, artisti, amici, luoghi, Maestri. Uno dietro l’altro in una trama che si mostra per quello che è. Universo di rapporti costruiti pazientemente negli anni, meticolosamente precisati, e perciò riconoscibili. C’è un che di bisognoso [come uno che non riesca a fermarsi] e affettuoso, direi. Abbiamo imparato che a distanza di anni i legami [punti di riferimento] possono essere espressi soltanto a parole. Ma i disegni sono le parole pronunciate da una matita. Ad personam. Pensiero e segno, segno e pensiero riuniti nel prototipo dell’unità. UNA casa diventa LA casa e prende nome. Il nome come la luce dell’alba che toccando la realtà ne disvela pezzetto dopo pezzetto l’esistenza, il nome fornisce l’identità. Ma di chi? Mi soffermo sulle invenzioni delle forme e mi pare di riconoscere il carattere del destinatario della dedica. Ma se leggo dapprima il nome mi pare di rintracciare l’inevitabilità della forma [il bastione sull’acqua di Maurizio Maggiani, le casette una sull’altra per i SITE, la torre di Babele per De Carlo, la caffettiera animata di Riccardo Dalisi, la casa panciuta vagamente Sputnik per Alessandro Mendini]. Citazioni non casuali, sono tra i riferimenti conosciuti frequentati condivisi anche da me. Perché questo è l’altro movimento. Brunetto offre ad ognuno che abbia sfiorato gli stessi nomi come un dono l’invenzione illuminante di un messaggio incantato. E per quelli mai conosciuti il fuoco di artificio di una curiosità. È conoscenza vera, e tu ti chiedi: com’è che io non ci ho pensato?
Nel mio studio c’è una privatissima galleria di disegni di architettura. I disegni di Brunetto de Batté ne fanno parte. È il filo di una lunga silenziosa amicizia. Sono casette arrampicate su scogliere o picchi rocciosi o strati naturali sovrapposti, il tratto su cartoncini turchese 21×15,5 [come i quaderni delle case dedicate]. Le considero case dedicate a me.