due americani

 

il bar delle grandi speranze

Rieccoci.
Due americani che hanno qualcosa in comune. J.R. Moehringer, l’ho già detto altre volte, scrive da Dio. Il bar delle grandi speranze è una storia di formazione. Ed è autobiografica. Un bambino povero con un padre di cui conosce solo la voce attraverso la radio dove fa il dj e una madre amorevole, tutto il suo mondo, cresce e si forma tra la stramba umanità che popola il bar all’angolo. Non a caso si chiama Dickens (la storia sembra la trama di un moderno Dickens) e lì il giovane dopo che ha perso anche la voce del padre, avendone conosciuto da vicino in un fugace barlume di umanità la natura violenta e burrascosa, ascolta le voci di poliziotti e poeti di strada, allibratori e ubriaconi, pugili suonati e baldracche, zii filosofi e cugini. Ma ognuno ha un pezzetto di cuore che mette a nudo, roba autentica che palpita. E tra avanzamenti e ricadute, sbornie colossali, innamoramenti e delusioni J.R. cresce rubando ad ognuno un poco di identità e facendone tra le proprie mani un’argilla da plasmare in forma nuova. Alla fine ce la fa. Riesce a fare quello che vuole, il giornalista, ma soprattutto a diventare uomo. Pur sapendo che in un angolo nascosto delle proprie fibre, proprio come ognuno di noi, c’è sempre un pezzetto che rimane un ragazzino sperso.

 

giorni selvaggi
Giorni selvaggi di William Finnegan, anche lui giornalista, è la storia di una passione totalizzante. Uno che ha subito il fascino del mare da ragazzino e poi ha passato tutta la vita in giro per il mondo a cercare le onde più pericolose da surfare. Dalle Hawai alle isole Samoa, da Tonga all’arcipelago delle Figi fino al Sudafrica dove comincia una nuova vita. Detto così sembra una cosa normale. Ma il libro racconta di una passione che non lascia spazio a niente altro. Una cosa pazzesca. Che segna il corpo con ferite e guasti consapevoli e irrimediabili C’è sempre affianco a William un compagno di avventure. Il più denso tra tutti, Bryan che ha partecipato al funerale di Keruac. E come sulla strada la vera ricerca è quella di un modo di essere. Dare vita da una visione. In definitiva una filosofia di vita, una via per conoscere se stessi. La storia è autobiografica, Finnegan è un giornalista affermato e continua a surfare anche a sessant’anni. Ogni giorno e questo è fantastico. Giorni Selvaggi ha vinto il Pulitzer 2016.

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