era di maggio

era di maggio

 

Questo è un libro che non avrei letto. Una volta ho conosciuto Enzo Mari e mi ha detto più o meno: “quando un mio progetto ha troppo successo la prima cosa che mi chiedo è: dove ho sbagliato?”. E così quando un libro ha troppo successo ho sempre una resistenza a comprarlo e leggerlo. Invece Era di maggio (di Antonio Manzini) è un bel libro. Un noir. Con un personaggio intenso, il vicequestore Rocco Schiavone. Un romano scontroso che lavora ad Aosta. Fuori casa che di più non si può. Uno che siporta dietro un dolore e una controversa tensione a superarne le ferite. E anche una serie di personaggi al contorno, gli agenti del commissariato che fanno la loro figura letteraria. Come il gruppo del commissario Adamsberg, per capirci.

 
Ci sono nel libro altre “citazioni”, almeno io le ho colte così. Soprattutto dal cinema. Dai film di 007, una in particolare: l’uccisione della moglie di James Bond l’unica volta che è stato interpretato da George Lazenby. O da un film di Toni Servillo camorrista rifugiato in Germania. Ma questo è un merito. Perché Rocco Schiavone è una persona vera. Che ha la propria mitologia, come ognuno di noi. E riconoscere certi tratti significa far parte di una certa umanità. Che direi è la parte migliore degli italiani. Per il senso di giustizia che sopravvive malgrado tutto e per la condivisione di un territorio magico popolato da 007 e altri eroi. Calciatori compreso.

 
E poi la storia. Due o forse tre in uno. Con un finale aperto e incompleto. Come fa spesso la vita. Mi sembra l’idea più bella del libro.

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