Svetlana Aleksievič come si sa ha vinto il premio Nobel per la letteratura 2015. Ma quasi nessuno la conosce. Un giornale ha scritto che è la prima giornalista a vincere il premio.
Ho letto “La guerra non ha un volto di donna”. Si tratta di una raccolta di testimonianze. In diretta. Donne che hanno fatto la guerra. O che dalla guerra sono state segnate. Infermiere, cuciniere, lavandaie ma anche soldatesse. Donne che sparano e uccidono. Si raccontano in prima persona. Una dietro l’altra. Come in un campionario di Umanità. Orrori. Dolore. Generosità. Umiltà. Antieroismo. O forse il più grande degli Eroismi, quello domestico, privato, quotidiano. E poi Abnegazione. Compassione. Infine Amore. Dato o negato, non importa. Una cosa tutta femminile. Il tono di chi dona la vita ed è innaturale quando è costretta a toglierla.
A me è sembrato un gran bel libro. Opera di una scrittrice vera.
Che fa il paio con il discorso di Svetlana Aleksievič alla consegna del Nobel (la Repubblica, 8.12.2015). Dice: “…io potrei dire di essere una donna-orecchio. Quando cammino per strada e colgo parole, frasi ed esclamazioni, mi dico sempre: questi romanzi spariscono senza lasciare traccia….Adoro le voci umane e solitarie. È la cosa che amo di più, la mia passione.”
La voce di un popolo muto. Niente da aggiungere.