È un libro di Jerzy Kosinski scrittore nato in Polonia nel 1933 e vissuto negli Stati Uniti. The Painted Bird esce nel 1965 e viene proibito in Polonia e nei paesi dell’est fino all’89. È un a storia di brutalità. Quelle che subisce The Gipsy, un bambino senza nome, vagando di villaggio in villaggio in una zona indefinita della Polonia. Non sono soltanto le violenze dei nazisti. Ma ancora più crudeli quelle che vengono da un mondo contadino arcaico, ancestrale, atroce, che vede nel piccolo zingaro o ebreo un estraneo con poteri malefici. Viene picchiato. Appeso alle travi. Trattato come un cane (come Pinocchio). Proprio come gli uccelli dipinti dai contadini (uno svago popolare) e poi rimessi nello stormo e uccisi dagli stessi simili che non li riconoscono. Non solo. Ci sono anche le violenze che i grandi si fanno tra loro per una donna, un animale, un pezzo di terra. Occhi cavati con i cucchiai. Uomini impalati e roba così.
Eppure è un bel libro. La violenza narrata può essere bellezza. Forse perché si situa in una zona oltre la verità dove resta sublimata la parola che racconta. Il linguaggio della violenza e il controlinguaggio dell’angoscia restano sospesi in un regno mitico. Mi viene in mente un libro letto molto tempo fa. Il ponte sulla Drina (1945) di Ivo Andric. Dove nelle prime pagine, ricordo, c’è una scena di un uomo impalato così precisa e dolorosa da diventare struggente.
The Painted Bird ha subito le stesse persecuzioni del protagonista. L’autore è stato aggredito e picchiato. Poi il Village Voice lo accusa di aver copiato i suoi libri da opere polacche più vecchie e che la cifra autobiografica di The Painted Bird fosse tutta un’invenzione.
Jerzy Kosinski si uccide per questo.