Nel 1972 Mario Bellini gira per gli Stati Uniti e fotografa con una Hasselblad pezzi di America. Quello che conta in questo libro edito da Humboldt Books non è tanto la qualità delle fotografie ma quello che si respira. Ci sono i sogni. Le speranze. Le utopie. Ma quello che scopri è che non si tratta dell’America ma di te stesso. Sono i TUOI sogni. Le TUE speranze. Le TUE utopie. La mia generazione ha proiettato sulle strade della California o dello Utah, sulla costa del Pacifico o tra le architetture di Arcosanti, o nei quartieri di New York City dal Bronx a Long Island, da Manhattan a Central Park, in tutti questi luoghi (che non sono più geografici ma appartengono al territorio del MITO) ha proiettato un unico desiderio di libertà. Come una cosa possibile.
In alcuni dei posti fotografati ci sono stato. A Oak Park ho attraversato le opere di Wright. Un tassista folle saliva e scendeva come un pazzo sui colli di San Francisco. Harlem a New York ha le scale esterne più belle del mondo.
Ma non ho nostalgia di questo. E neanche di certe persone che stanno nelle fotografie ma che non esistono più. Gli hippy o certi artisti romantici. No, non di questo.
Ho nostalgia dei posti mai visti. Non sembra possibile. Ma succede.